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martedì 1 dicembre 2009

A ognuno la sua croce

Il consiglio comunale di ieri (lunedì 30 novembre 2009) è stato lungo (quasi 6 ore!) e corposo (13 punti all'ordine del giorno!). Nonostante la mia intenzione non sia quella di fare il Paolo Diacono o il Marin Sanudo dei giorni nostri, mi soffermerò su alcuni punti che mi interessano particolarmente, come persona, come cittadino e come "persona e cittadino" impegnato da sempre in ambito socio-culturale e giovanile. Però dovrò farlo in due post distinti, per non mescolare troppo le carte.

Mi libero subito di un po' di zavorra dicendo che la proposta di revoca parziale delle due delibere relative al "caso Palazzetto" (quella del 2003 e quella del 2008), presentata e firmata dalla minoranza compatta (consiglieri Baldoni, Bozzetti, Mazzon, Moro, Squarcina, Simionato, Trevisan) non è passata. Il consigliere Grosso ha motivato la sua astensione al voto nel consiglio comunale aperto dicendo che durante la seduta gli erano sorti dei dubbi, che in questi 20 giorni ha approfondito la questione e che quindi ora si trova d'accordo con la maggioranza. Immagino si sarà chiarito anche con la consigliera Canonaco, che commentando il mio post Palazzetto 5 imputava ironicamente la sua decisione ad altre, più stringenti (e non astringenti) motivazioni.



Detto questo, il "mio" consiglio comunale di ieri si è aperto e chiuso su un tema che mi tocca particolarmente, in quanto "non credente coerente". Cosa significa? Vi faccio due esempi: 1) per rispetto nei confronti di mia moglie mi son sposato in chiesa, ma ho voluto la dispensa del Vescovo affinché il matrimonio venisse riconosciuto "misto" e non ricevessi quindi il sacramento; 2) sempre per rispetto di mia moglie, mio figlio – al quale faccio gli auguri, dato che oggi compie due anni – è stato sì battezzato, ma io non ero con lui e la mamma sull'altare.

Il tema in questione, lo si è capito, è la religione, e nella fattispecie quella cattolica. Infatti, il punto 5 dell'O.d.g. prevedeva la discussione dell'assegnazione contributi alla tre parrocchie presenti sul nostro territorio: capoluogo, Portegrandi e Altino. La Legge Regionale 44/87 prevede infatti che l'8% degli oneri di urbanizzazione secondaria incamerati in un dato anno dal comune siano destinati «per interventi relativi agli edifici per il culto e a quelli per lo svolgimento di attività senza scopo di lucro funzionalmente connessi alla pratica di culto, appartenenti alle confessioni religiose organizzate ai sensi degli articoli 7 e 8 della Costituzione (art. 1, comma 3, legge cit.).» (vedi allegato A del 21/6/06 della legge in oggetto, intitolato Criteri generali di ammissibilità delle istanze di contributo).

Per l'anno 2009 il Comune di Quarto d'Altino verserà 20.000 euro alle tre parrocchie altinati, divisi in tre parti uguali: 6.666,66 euro l'una (diabolica coincidenza...).

Il consigliere Mazzon ha sottolineato che ad Altino i soldi andranno a finanziare lavori non ammessi dalla legge regionale, cioè la realizzazione di un bar e di un book shop adiacenti al patronato. L'idea del bar e del book shop di per sé non è male (me l'aveva esposta quest'estate il parroco di Altino, Don Gianni, mentre mi mostrava gli altri spazi aggregativi realizzati con il sostegno volontario della comunità della frazione), però in effetti l'allegato della legge regionale citato chiarisce che «Per "edifici destinati allo svolgimento di attività senza scopo di lucro funzionalmente connessi alla pratica del culto", si intendono quegli edifici nei cui locali, ancorché non si tengano funzioni religiose, sono comunque svolte, in via prevalente, attività connesse alla pratica religiosa e da ritenersi alla stessa complementari. A titolo esemplificativo e non esaustivo, tali edifici possono essere destinati all’alloggio del sacerdote, agli uffici parrocchiali, allo svolgimento dell’attività pastorale. Rientrano in tale categoria le canoniche, gli oratori, i patronati ecc… La connessione dell’attività svolta alla pratica di culto deve risultare non solo da un collegamento funzionale, ma anche dal fatto che tali attività sono svolte negli spazi adiacenti a chiese o comunque all’interno di un perimetro destinato alle Istituzioni religiose. [...] Non rientrano negli interventi finanziabili quelli effettuati su edifici nei cui locali siano svolte attività, ancorché gestite da Enti religiosi, che non risultino connesse alla pratica del culto. In conseguenza di quanto sopra, rimangono esclusi, per esempio, gli edifici destinati a scuole private di ogni genere, gli impianti sportivi, i cinema, i convitti, i pensionati, gli edifici destinati all’alloggio o dove comunque risulti svolta un’attività a scopo di lucro.»

Qui c'è da capire cosa si intende per «senza scopo di lucro»: un concetto non sempre chiaro, specie quando si entra nell'ambito dell'associazionismo, del volontariato o appunto in ambito confessionale. Ora, non so come verranno gestiti questo bar e questo bookshop, ma credo che l'idea di base sia anche quella di creare dei servizi che possano servire a rilanciare e supportare il museo di Altino, notoriamente abbandonato a se stesso dalle istituzioni (basti pensare alla ferita sempre aperta della nuova sede, ristrutturata nel 1994, mai entrata in funzione e nuovamente in via di degrado, tanto che i 500 mila euro recentemente accordati dal Ministero dei Beni Culturali serviranno sì e no per interventi di manutenzione, per lo più agli infissi – Il Gazzettino del 22/11/09).

Per fare un esempio, un'associazione senza scopo di lucro è tale anche se chiede ai propri iscritti una quota sociale in cambio di servizi erogati in loro favore. Le quote sociali servono infatti all'associazione per far fronte a tutte quelle spese necessarie a far sì che quel servizio possa essere erogato nel migliore dei modi: dall'affitto dei locali, alle utenze, al materiale e le strumentazioni utili per le attività svolte, alle risorse umane qualificate.

Sarà bene che qualcuno rifletta su questo punto e trovi o una soluzione per far rientrare il tutto nella definizione di «senza scopo di lucro» imposta dalla Regione, oppure una soluzione alternativa di finanziamento, anche di origine pubblica (sotto forma di contributo al sostegno dell'area archeologica di Altino), con le dovute garanzie riguardo l'utilizzo socio-culturale e soprattutto "plurale" degli spazi. Perché, pur riconoscendo il valore sociale della presenza delle parrocchie sul territorio, specie nei confronti degli indigenti, quando si entra nell'ambito dell'aggregazione (ad esempio giovanile), la non identificazione da parte di un soggetto negli standard (passatemi il termine) cattolici può creare dei problemi. Non c'è nulla di scritto e neppure di detto: c'è però come una tendenza inconscia (fatta di ritualità, automatismi, retorica) a far sentire fuori luogo, a disagio chi ha deciso di non allinearsi a quegli standard. Ci tengo a chiarire che nessuno ha mai mancato di rispetto alle mie posizioni, nessuno mi ha mai imposto nulla, però è una sensazione che io ho provato spesso, a partire dall'ambito familiare (seppure io venga da una famiglia per niente praticante) passando per quello scolastico.

Ed è la sensazione che ieri sera ho provato al momento della discussione del punto 10 dell'O.d.g. («Approvazione ordine del giorno inerente la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo in merito alla presenza del crocifisso nelle aule scolastiche») presentato dal consigliere di minoranza Mazzon. In pratica Mazzon chiedeva al Consiglio di prendere una posizione ufficiale contro la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo, come atto di solidarietà nei confronti della battaglia che il governo italiano ha già avviato.

La sensazione di disagio non l'ho provata di fronte al punto in sé (ormai ci ho fatto il callo: vivo in mezzo ai cattolici da più di trent'anni...) ma di fronte alle «riflessioni personali» (così le ha definite) del consigliere di maggioranza Donadelli, il quale facendo ricorso a lessico, immagini, intonazione – insomma, l'ars retorica – da prelato, ha montato un discorso degno di una predica domenicale, di cui tra l'altro ho capito ben poco. Quello che invece ho recepito molto bene è stata quella sensazione di disagio, amplificata sicuramente dal contesto in cui ci trovavamo. Col tempo, infatti, a parte i casi in cui scelgo volontariamente di farlo (vedi il matrimonio e il battesimo a cui facevo riferimento prima), oppure quelli in cui ho la possibilità di sostenere un dialogo alla pari, per il resto ho imparato ad evitare di mettermi in certe situazioni disagevoli. Il discorso di Donadelli mi ha invece messo all'angolo: ha offeso la mia sensibilità almeno quanto quella di chi si è visto imporre dall'Europa di togliere il crocifisso dalle aule scolastiche. Sono perfettamente cosciente che l'ha fatto senza nessuna malizia o intento prevaricatore (ci mancherebbe!): ciò non toglie che il Consiglio comunale non sia il luogo deputato a certo tipo di argomentazioni, specie in considerazione del fatto che in quanto non consigliere non mi era data la possibilità di controbattere. Qualcuno dirà: potevi andartene. Non l'ho fatto perché mi sembrava di mancare volontariamente di rispetto ad una persona che involontariamente stava mancando di rispetto a me.

Se avrò modo di accedere al verbale della seduta, posterò l'intervento in questione.

Concludendo, voglio anch'io, come il consigliere Mazzon, dare una dimostrazione di solidarietà, non però nei confronti della "lotta" contro la sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo, ma nei confronti del consigliere di minoranza Bozzetti, il quale più volte durante i consigli a cui ho avuto modo di partecipare negli ultimi tempi non solo non ha ricevuto risposte su questioni pertinenti, venendo (a volte apertamente) ignorato, ma è stato spesso oggetto da parte di parte (scusate il gioco di parole) della maggioranza di derisione e addirittura di offese personali (purtroppo fatte a microfoni spenti o lontano dagli stessi). Un comportamento che non si può giustificare solamente con la sua tendenza ad "allargarsi", o a "perdere il filo", o a usare un linguaggio "metaforico" (che non vuol dire per forza "offensivo").

Chiunque volesse unirsi in questa dimostrazione di solidarietà, può farlo lasciando un commento a questo post.

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