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lunedì 19 aprile 2010

Percorsi in libertà: l'arte è varietà

In esposizione fino al 30 aprile, al Palazzo delle Prigioni di Venezia, le opere di Simone Bonato.


Ieri mattina sono stato all'inaugurazione dell'antologica di Simone Bonato "Percorsi in libertà: l'arte è varietà".

La mostra resterà aperta dal 19 al 30 aprile, con orario 10-13/15-18 presso il Palazzo delle Prigioni di Venezia (proprio a fianco al palazzo ducale, sulla riva degli Schiavoni), ospite del Circolo Artistico di Venezia. L'ingresso è gratuito.


Per chi non lo conoscesse, Simone Bonato è un altinate d.o.c., anche se da un po' di anni si è trasferito a Jesolo per lavoro (insegna all'istituto alberghiero Cornaro). Personalmente l'ho conosciuto che avrò avuto sì e no 5 anni, in quanto compagno di classe di mia sorella, e sono convinto di dovere in parte a lui la mia passione per la musica suonata – ricordo ancora le sue prime lezioni di "pianola" sulle note di Vamos a la playa dei Righeira...).

Nato nel 1971, Simone è cresciuto nella Quarto d'Altino degli anni '70 e '80 assimilando quel senso di umiltà e semplicità (e non di frustrazione e rigetto) che la provincia in quegli anni sapeva ancora dare. Un aspetto assolutamente non trascurabile in un mondo in cui tutti si autoproclamano "artisti", a prescindere da ciò che fanno ma soprattutto da come lo fanno. Parlando con lui si capisce subito che gli viene naturale intendere che è l'uomo (con la sua creatività, la sua manualità, la sua inventiva) quello che deve essere a servizio dell'arte, non viceversa. E se per sbaglio ti viene da chiamarlo "artista" ti guarda con i suoi occhi piccoli, abbozza un sorriso ironico e... ti manda a quel paese.

A dimostrazione di questo suo modo di intendere l'atto creativo sta la sua tecnica: non colori a olio stesi a pennello su tela, ma colla a caldo, silicone o poliuretano espanso "sparati" su tavole di policarbonato, sabbia impastata con vinavil e spalmata con la spatola, fogli di plastica manipolati con la fiamma ossidrica da cucina, cera calda distribuita con la saccapoche, oggetti di ogni forma e provenienza "imprigionati" dentro i sacchetti per il sottovuoto...

Il risultato non è, come ci si immaginerebbe, assimilabile a certa produzione «informale» della seconda metà del Novecento (penso a Burri, per l'Italia, o a Tapies, per la Spagna) in quanto da questo uso libero-libertino-libertario dei materiali nascono opere in cui non solo i colori (tutti i colori) sono protagonisti quasi assoluti ma la figura, il disegno, la forma è distinguibile, anche se non sempre immediatamente. E mi riferisco specialmente alle sabbie e ad alcune cere, in cui il soggetto (la "figura") si intuisce o grazie a un sapiente gioco di segni e colore nella sabbia, o di trasparenze ottenute attraverso un particolare utilizzo della cera.

Simone sarà ospite anche della collettiva "Mostre in Piazza – Arte e Artigianato Altinate" in programma tra fine aprile e inizio maggio 2010 a Quarto d'Altino, però solo con tre opere. Quindi vi consiglio di fare un salto anche a Venezia prima di fine mese!

Questo è il suo sito: www.simonebonato.it

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