Se ne parla da tanto ma solo ora comincia a far discutere. In effetti i conti non tornano, ma nessuno parla mai dei "contenuti". Esiste però uno studio che pochi conoscono...
Durante il consiglio comunale di martedì 30 marzo si è votata per la seconda volta nel giro di 4 mesi l'acquisizione – non l'acquisto – da parte del comune di Quarto d'Altino dell'edificio dell'Ater "fronte chiesa" destinato a diventare la nuova sede della biblioteca del paese. Vi chiederete: come mai? Ce lo spiega «La Nuova Venezia» dell'1 aprile:
UN LEASING PER ACQUISTARE LA BIBLIOTECA
QUARTO D’ALTINO. Il nuovo polo culturale ancora una volta in Consiglio. All’ordine del giorno l’acquisto della Biblioteca all’interno dell’edificio Ater fronte municipio, che doveva avvenire attraverso la vendita di un terreno a Crete, dove sorgerà edilizia residenziale pubblica. Il Comune ha fatto un bando, ben quattro ditte hanno partecipato, ma quando si è trattato di firmare la convenzione, si sono tutte tirate indietro, sostenendo che il mercato non era favorevole. A questo punto il Comune, che non può permettersi un mutuo per non sforare il patto di stabilità, si è deciso per un leasing. L’acquisto della parte di stabile Ater avverrà attraverso una società finanziaria di leasing (sarà indetto un bando per sceglierla), alla quale poi il Comune pagherà un canone di riscatto annuale. In Consiglio è passata la delibera che sancisce modifica e tra le altre cose prevede a bilancio una somma maggiore in uscita per il pagamento delle rate annuali. Ogni anno il Comune verserà circa 90 mila euro oltre all’anticipo. Il leasing dovrebbe essere firmato entro luglio, la prima tranche di pagamento sarà versata a partire dal 2011. Il Comune acquisterà anche una parte interrata che fungerà da archivio e il garage con la disponibilità di alcuni posti auto. A votare il provvedimento è stata la maggioranza. Il terreno di Crete, oltre 36 mila metri quadri di cui 20 mila edificabili, 14.359 sono a verde e parcheggi, 1.808 di viabilità, rimarrà dove si trova, fintanto non sarà indetto un nuovo bando di gare e i tempi non saranno migliori per un investimento. (m.a.)
Durante il consiglio comunale del 30 novembre 2009, infatti, l'acquisto dell'edificio dell'Ater veniva subordinato alla vendita del terreno di proprietà comunale identificato nel P.R.G. con la scheda C4.14.
L'operazione era stata presentata in due punti consecutivi dell'O.d.g. Rivediamoli velocemente assieme:
Punto 6: «Area di proprietà comunale in località Le Crete – Z.T.O. C4.14 – Localizzazione programma di edilizia Residenziale Pubblica convenzionata ed autorizzazione alla alienazione». Ridefiniti i parametri di edificabilità del terreno: da tipologie abitative R1 e R2 – case singole e binate – si passa a tipologie R5 e R7 – palazzine e case in linea (!); il numero massimo di 30 unità abitative viene eliminato (!); viene applicato il limite (se così si può definire...) secondo il quale gli appartamenti al di sotto dei 60 mq (quindi i mini) non possono coprire più del 50% della superficie netta edificabile (il che significa, ipotizzando 5000mq edificabili, 55 miniappartamenti standard da 45mq, 16 appartamenti bi-servizi da 80 mq, 10 case da 120mq!); il costo al metro quadro del terreno si abbassa dai 72,27 €/mq di aprile 2009 a 50 €/mq, per un totale di 1,8 milioni di euro.
Punto 7: «Programma di Recupero Urbano ex. art. 11, Legge 493/1993, in Comune di Quarto d'Altino, Capoluogo. Comparto B4.5, esercizio opzione acquisto porzione di edificio». Deciso l'acquisto dell'edificio Ater da destinare a «Cittadella della Cultura» (e 'vanti co ste cittadelle...). Ma non solo la porzione "emersa" (piano terra, piano primo e "soppalco"), bensì pure quella "sommersa", cioè 10 garage + 1 magazzino di 120mq (per un totale di 220 mila euro...). Il tutto per 1,8 milioni di euro (+ iva 10% = 1,98 milioni).
Tutto faceva intendere che l'amministrazione stava spingendo l'Ater ad effettuare una permuta: io ti do il terreno da 1 milione e 8, tu mi dai la palazzina da 1 milione e 8. I più maliziosi erano addirittura sicuri che ci fosse già qualche accordo sotto etc. etc.
Fatto sta che le cose non sono andate come dovevano andare, la crisi (anche dell'Ater, a quanto pare) si è messa di traverso, e allora che si fa? Un bel leasing che inchioderà il comune a 20 anni di rate da 90mila euro l'anno, oltre all'anticipo.
Per chi volesse approfondire il tema rimando all'articolo Strumenti finanziari per la Pubblica Amministrazione: il leasing finanziario, dove il leasing viene giudicato uno strumento che (purtroppo) gli enti locali possono/devono tenere in considerazione, a patto però che venga gestito con assoluta cautela e che sussistano determinate condizioni. Una, per dire, dovrebbe essere la capacità del bene acquisito tramite leasing di produrre utili una volta in funzione, in modo da ammortizzare in tutto o in parte il canone: che non è certo il caso di una biblioteca o di una «Cittadella della Cultura», a meno che non si decida di affittare il piano terra dell'edificio a qualche privato, come sembrerebbe voler fare l'amministrazione quando parla di creare un «caffè letterario» in piazza (come quello di San Donà? che nel giro di qualche mese si è trasformato in un anonimo, banale – ma questo quello che il mercato vuole! – "bareto da sprizt"?).
Ora, quello che viene da pensare è questo: all'epoca della vendita all'Ater dell'area su cui sorgeva la vecchia (e salubre) scuola elementare (più annesso parchetto) la giunta Badalin (1997-2001) firmò un'opzione non vincolante (almeno ufficialmente) di acquisto di un edificio da dedicare (se non ricordo male) ad auditorium. La prima giunta Marcassa (2001-2006) sarebbe potuta tornare indietro da quell'accordo, anche in considerazione del fatto che 1) buona parte della nuova maggioranza, mentre era all'opposizione, si era opposta ferocemente alla vendita di quell'area pubblica con annesso parchetto (l'attuale vice sindaco Bianchini, candidato sindaco con la lista "Progetto per Quarto" nel 1997, aveva fatto della battaglia contro l'abbattimento delle scuole uno dei cardini della campagna elettorale. Non ricorda la vicenda del palazzetto... ma a rovescio?); 2) il fallimento della ditta appaltatrice dei lavori ha ritardato la realizzazione dell'opera di almeno 5 anni, compromettendo per anni il decoro urbano del centro e facendo saltare la programmazione dell'amministrazione.
Niente di tutto questo. Al contrario, nel 2003 l'amministrazione Marcassa (per tramite dell'assessore alla cultura dell'epoca, Maurizio Donadelli) commissiona al direttore della biblioteca di Abano Terme Paolo Ghedina uno studio per la realizzazione, in quell'edifico, della nuova biblioteca del paese.
Lo studio si intitola Progetto biblioteconomico della Nuova Biblioteca Centro Culturale di Quarto d'Altino, e ogni volta in cui nell'ultimo anno sindaco, vice sindaco, assessore alla cultura hanno fatto riferimento alla «Cittadella della cultura» è a questo progetto che si riferivano. Alzi però la mano chi l'ha mai avuto nelle le mani o semplicemente ne ha mai sentito parlare (esclusi gli addetti ai lavori).
Eppure si tratta di un progetto ben fatto (e immagino anche ben pagato), il quale si apre con un profilo dettagliato della nostra comunità, e si chiude con ben 3 soluzioni argomentate e particolareggiate di realizzazione, con tanto di piantine degli interni, divisione degli spazi, simulazione di arredamento, nonché di costi sia per la realizzazione del servizio che per l'acquisto dell'immobile. E qui qualcosa non torna...
Soluzione C – Pianta del primo piano
Come ho detto le soluzioni sono 3 e prevedono tutte una sala polivalente (aula studio / sala conferenze), un'emeroteca, una biblioteca dei ragazzi, una dei bambini, una ludoteca, una mediateca (audio, video, informatica), una sezione di prestito generico, una sezione di cultura locale, un ufficio e un magazzino, i servizi, un angolino ristoro, secondo queste divisioni:
Soluzione A) Piano terra (165 mq) + Piano primo (270 mq) = 435 mq
Soluzione B) Piano primo (270 mq) + Piano secondo/sottotetto (202 mq) = 472 mq
Soluzione C) Piano terra (165 mq) + Piano primo (270 mq) + Piano secondo/sottotetto (202 mq) = 650 mq
La soluzione C) prevede, oltre a quanto descritto poco sopra, non solo degli spazi più comodi, ma anche un'area espositiva al secondo piano (che ultimamente ho sentito si vorrebbe far diventare addirittura la pinacoteca degli artisti del paese, invece di pensare per es. a realizzare un'esposizione stabile di reperti altinati, per promuovere il museo di Altino...).
Ma veniamo ai costi. Solo per l'allestimento della nuova biblioteca e l'assunzione graduale di 3 nuovi addetti (uno già esisteva), l'autore prevedeva per i due anni successivi (2005 e 2006: l'anno previsto di fine lavori e quello di insediamento...) la quadruplicazione dell'investimento del 2004: da 100mila euro a 400mila euro l'anno, con un assestamento nel 2007 sui 250mila euro.
Quanto al costo dell'edificio, cito direttamente lo studio:
Secondo questa stima resta a parte l'investimento del nuovo edificio che, al prezzo medio di € 1.420 al mq risulterà di € 617.700 per la soluzione A, di € 688.700 per la soluzione B e di € 923.000 per la soluzione C.
Sì, avete letto bene: 923mila euro per la soluzione più onerosa, cioè quella che prevedeva l'acquisto di tutto l'edificio. L'edificio che oggi, a distanza di appena 6 anni, stiamo comprando al doppio di quella cifra! (o quasi, se togliamo "l'aggiuntina" dei 10 garage e del magazzino sotterraneo da 220mila euro; ma poi ci sono gli interessi del leasing...)
Ora qualcuno dovrebbe spiegarmi com'è possibile che nel giro di 6 anni il costo di un edificio consegnato con un ritardo di 5 anni (e certo non per colpa dell'amministrazione) invece di costare qualcosina in meno arriva a costare 800 mila euro in più.
Se teniamo poi conto che altri 800 mila euro – stando ai calcoli di Ghedina – dovrebbero servire nei primi due anni di attività per il lancio del nuovo servizio (allestimento locali, acquisto libri e riviste, organizzazione di eventi, personale), quanto verrebbe a costare alla fine questa biblioteca? Quasi 2,5 milioni di euro? Roncade ne ha spesi neanche la metà (per l'esattezza € 1.180.508,40) per restaurare l'ex scuola elementare e allestirvi la nuova biblioteca! (Se non ci siete ancora stati, andateci, ne vale la pena.)
Ma più che altro, dove andiamo a trovarli tutti questi soldi? A meno che l'idea non sia quella di trasferire in fretta e furia l'attuale biblioteca, così com'è, nella nuova sede, gettando alle ortiche non solo lo studio di Ghedina, ma – cosa ben più grave – anche i 90mila euro l'anno di leasing, perché a questo punto un palazzone di 650 mq su tre piani non servirebbe più.
E poi, visto che non ci sono nemmeno i soldi per comprare i muri, perché comprare tutto e non solamente – che ne so – primo e secondo piano, lasciando che i privati comprino piano terra, garage e magazzini? Risparmieremmo a spanne gli 800mila euro che servirebbero per farla partire, questa benedetta biblioteca.
Qualcuno dirà: "eh... accordi con l'Ater". Quali accordi? Possiamo avere la grazia di conoscerli? O vale ancora, a distanza di 500 anni, la teoria di Guicciardini, secondo cui da un lato c'è chi "fa politica" da tanti (troppi...) anni ed è quindi detentore del "realismo politico", dall'altro c'è la massa incompetente, disinteressata, disattenta – o solo invidiosa, come si leggeva nella «Nuova Venezia» di ieri?
Non vi maravigliate che non si sappino le cose delle etá passate, non [né] quelle che si fanno nelle provincie o luoghi lontani; perché se considerate bene, non s'ha vera notizia delle presenti, non [né] di quelle che giornalmente si fanno in una medesima cittá; e spesso tra il palazzo e la piazza è una nebbia sí folta, o uno muro sí grosso, che non vi penetrando l'occhio degli uomini, tanto sa el popolo di quello che fa chi governa, o della ragione perché lo fa, quanto delle cose che fanno in India; e però [perciò] si empie [riempie] facilmente el mondo di opinione erronee e vane. (Francesco Guicciardini, I Ricordi, n. 141 – 1512/1530)
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