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venerdì 21 agosto 2009

Quale sede per le associazioni?

Inauguro questo mio nuovo blog con alcune osservazioni in merito all'articolo uscito nella Nuova Venezia del 15 agosto 2009 (pagina 22) a firma di Marta Artico e intitolato Quarto, una nuova sede per le associazioni.

Lo faccio perché, in quanto presidente dell'associazione Diapason&Naima, che dal 2001 gestisce i corsi di musica a Quarto d'Altino, mi sono sentito chiamare in causa quando l'autrice dell'articolo scrive che questa nuova sede per le associazioni, che verrà costruita nell'ambito dell'ampliamento dell'attuale sede AVIS (in Piazza del Donatore), potrà andare in uso «ad esempio alla scuola di musica, che attualmente si trova dietro il municipio, in uno stabile destinato a sparire a breve per via dei lavori di ampliamento».

Che la sede "storica" dei corsi di musica sia destinata alla demolizione, per far spazio ai parcheggi del municipio, è cosa nota, almeno dal 2003. E dal 2003, periodicamente, ci rechiamo da sindaco e assessori competenti chiedendo di poter studiare con loro una soluzione alternativa.

In sei anni ne abbiamo sentite tante: prima doveva essere il Centro Servizi (dove però si è riusciti a ricavare solo la sala prove, fino ad allora ospitata nell'ex scuola elementare delle Crete, oggi asilo nido); poi il famoso "blocchetto" del complesso ATER, di fronte alla chiesa, che – ora che è finalmente ultimato – è luogo incompatibile visto che ospiterà la nuova biblioteca; infine, recentemente, l'edificio in progetto in piazza del Donatore.

Una soluzione, quest'ultima, che dopo aver visionato i disegni e valutato quindi gli spazi abbiamo considerato noi per primi inadeguata. Tant'è che la mattina di giovedì 6 agosto (giorno del Consiglio Comunale citato nell'articolo della Artico), in un ennesimo incontro col sindaco, ci siamo sentiti dire che nemmeno lui aveva mai pensato che quella soluzione potesse andar bene per noi, rilanciandone un'altra dai contorni ancora più incerti e fantasiosi (e su cui quindi sorvolo).

Probabilmente il sindaco non ha aggiornato né la cronista della Nuova Venezia né i suoi colleghi consiglieri di maggioranza, visto che il consigliere Mareso quella stessa sera, ribattendo alla petizione presentata dal consigliere di minoranza Simionato e con la quale 75 firmatari si opponevano alla realizzazione del progetto in quell'area, sosteneva che di quell'intervento c'è urgente bisogno per dare spazio alle tante associazioni operanti nel territorio tra cui (cito più o meno testualmente, a memoria) Oltreiconfini, alla quale l'amministrazione attualmente paga dei locali presi in in affitto da un privato, e... gli Amici della musica, che sono costretti da anni a insegnare musica ai ragazzi «in quel ghetto».

Il riferimento andava chiaramente nella nostra direzione: peccato che gli Amici della musica (amici anche nostri, presidente in primis) non gestiscono più i corsi da almeno 10 anni, occupandosi invece di promuovere nel territorio la musica classica con concerti e lezioni-concerto. A quanto pare, a forza di stare nel «ghetto» abbiamo perso la nostra identità, tanto per i consiglieri quanto per i giornalisti (non si parla mai infatti dei "corsi di musica gestiti da Diapason&Naima" ma genericamente e impropriamente di "scuola di musica"): eppure mi sembra che in questi anni non siamo stati per niente avari in fatto di comunicazione (oltre alle migliaia di volantini distribuiti casa per casa ad ogni evento, alle centinaia di locandine affisse nel territorio, alle manifestazioni pubbliche, al sito etc. sul muro della sede dei corsi, dietro il municipio, c'è uno striscione alto 2 metri con scritto "Diapason&Naima - CORSI DI MUSICA"...) così come non sono state poche le occasioni di collaborazione con l'amministrazione (ultimo, in ordine cronologico, il Tributo a De André organizzato sugli scavi di Altino nell'ambito della rassegna comunale R...estate nei parchi).

Ma veniamo al dunque: perché riteniamo che quegli spazi non siano idonei ad ospitare i corsi di musica? Semplicemente perché abbiamo 180 allievi (destinati a diventare almeno 200 il prossimo anno, se la tendenza di crescita degli ultimi anni si manterrà tale) impegnati in corsi per lo più individuali (come richiede il tipo di disciplina) e che utilizzano continuativamente, da ottobre a maggio, dal lunedì al sabato, dalle 14 alle 22 (e spesso anche la mattina) 5 stanze dietro il municipio più – anche se con frequenza minore, perché limitatamente al corso di batteria - la sala prove al Centro Servizi.

Come spiega Beatrice Giai Gischia in un suo articolo apparso su Gente Veneta n. 30/2009 (datato 18 luglio 2009) il progetto, oltre all'ampliamento della sede AVIS, prevede «due sale riunioni di 38 mq, due uffici di 12 mq e altri due di circa 15 mq con i relativi servizi igienici» dove – spiega Marta Artico nel suo articolo - oltre alla "scuola di musica" potranno trovare sede «anche l’associazione Oltre i Confini [...] e l’Auser» attive entrambe in paese con attività didattiche e di laboratorio.

Insomma: lo spazio è poco per contenerci tutti, e strutturato com'è ora può andar benissimo per Oltreiconfini e per l'Auser (che attualmente ha due stanze al Centro Servizi), non certo per noi. E non si tratta di fare i difficili, altrimenti non saremmo resistiti tutto questo tempo «in quel ghetto», anzi: ce lo siamo sistemati alla meno peggio - col contributo dell'amministrazione, certo, ma poi con le nostre mani - e ci piange il cuore, adesso, pensare che tra nemmeno un anno (primavera 2010, ci ha assicurato il sindaco) verrà abbattuto.

Arrivati a questo punto occorre una precisazione: personalmente sono dell'idea che l'area di Piazza del Donatore sia un'ottima zona per realizzare strutture di utilità pubblica, specie se progettate per ospitare attività didattiche come corsi, laboratori etc. È vero che nel P.R.G. quell'area è definita "Sc - Area per attrezzature parco per il gioco e lo sport", e non "Sb - Area per attrezzature di interesse comune" o "Sa - Area per l'istruzione" (vedi immagine qui sotto), invece non è vero quello che Marta Artico scrive nel suo articolo, cioè che «Agli abitanti di piazza Donatore, infatti, non va giù che per ampliare la sede Avis venga eliminato lo spazio verde dove si trova un campetto da calcio», in quanto 1) il campo da calcio si trova oltre l'area interessata dal progetto, ed è un'area non edificabile in quanto sorge sopra delle enormi vasche di raccolta dell'acqua 2) a parte l'ampliamento della sede AVIS, che andrebbe a invadere uno spazio in parte alberato, il resto del progetto verrebbe realizzato su un "corridoio" di erba di circa 200 mq che corre lungo il recinto delle scuole elementari, perpendicolarmente all'attuale sede AVIS, con un impatto "ecologico" minimo 3) in realtà pare che gli abitanti di Piazza del Donatore temano di più il fatto che la loro quiete sia disturbata dalla presenza di associazioni, quindi di gente, peggio se giovani (che frequentano i corsi di musica e quelli dell'Auser) ed extracomunitari (che frequentano i corsi di italiano di Oltreiconfini). Ricordo benissimo, a fine anni '90, il NO secco di quegli abitanti alla proposta di realizzare negli spogliatoi ALCAMI (caduti in disuso perché anche le attività sportive, sotto casa, disturbano...) la sala prove. E se in quel caso potevano avere anche ragione, perché è difficile controllare i volumi di un intero gruppo che suona, magari fino a mezzanotte, magari d'estate quando si dorme con le finestre aperte, altra cosa è la soluzione che si prospetterebbe ora.


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Nonostante quindi sia favorevole al potenziamento delle strutture per le associazioni in Piazza del Donatore, quello che non mi trova per niente d'accordo è il metodo seguito per arrivare a questa soluzione ma soprattutto i risultati a cui ha portato. Non è infatti mia intenzione ripetere la puntuale e documentata ricostruzione della vicenda del PIRUEA "ex area ENEL" che il consigliere di minoranza Simionato ha fatto giovedì 6 agosto in Consiglio comunale: voglio invece "rifare i conti" per dimostrare che nell'operazione «cittadella della cultura» (come la definisce l'assessore Bianchini nell'articolo citato della Giai Gischia) lo spazio per tutti ci sarebbe stato, eccome.


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Originariamente (delibera di Consiglio Comunale n. 52 del 30/9/05) era prevista, nell'area ex ENEL, «la realizzazione di una porzione di edificio [con destinazione d'uso pubblico] di due piani fuori terra per un volume complessivo di 790 mc [metri cubi]» che i proprietari del terreno concedevano al comune «in quota benefici finanziari pubblici». Siccome da progetto quest'edificio risultava ubicato completamente nella fascia di rispetto della ferrovia – e la Regione giustamente se n'è accorta, chiedendo la modifica del progetto – con deliberazione di Giunta n. 77 del 13/07/06 si correggeva il tiro stabilendo che «nel caso non venisse concessa la prescritta deroga alle distanze da parte del gestore della linea ferroviaria, [il Comune] si riserva di proporre l'esecuzione dell'opera in altro sito con realizzazione diretta da parte del soggetto attuatore o, ove lo stesso non accetti, come opera pubblica comunale finanziata mediante l'incameramento della somma di euro 283.680», somma che corrisponde esattamente ai «benefici finanziari pubblici per la realizzazione diretta all’interno dell’ambito di intervento di un edificio polifunzionale da cedere al Comune» stabilita con la citata delibera n. 52 del 2005, ovvero quando l'edificio era previsto in proprietà privata e non pubblica. Non si sa se la «prescritta deroga alle distanze da parte del gestore della linea ferroviaria» sia stata concessa o meno: si sa solo che l'immobiliare Da Lio, che nel frattempo ha acquistato da Casaitalia – primo acquirente – il terreno, ha proposto al comune la realizzazione diretta dell'edificio «in area esterna all'ambio del PIRUEA».

Conclude infatti così la delibera di Consiglio di Giunta n. 125 dell'11/11/08 con la quale si è chiusa recentemente la vicenda: «l'opera pubblica prevista dal PIRUEA in argomento "costruzione porzione di edificio ad uso pubblico di mc. 790,00" dovrà essere ubicata sul terreno di proprietà comunale sito in località Capoluogo, Piazza del Donatore».

Ecco però il primo conto che non torna. Realizzando l'edificio polifunzionale in area ex ENEL il comune diventava proprietario non solo dell'edificio ma anche del terreno su cui veniva costruito. Spostando lo stesso edificio (cioè la stessa cubatura) su terreno di proprietà comunale il comune viene a rimetterci il valore di quel terreno, mentre il privato torna in possesso dello stesso senza pagarlo. Inoltre, l'edificio collocato in area ex ENEL doveva essere su due piani, quello ricollocato in Piazza del Donatore si svilupperà su un solo piano, immagino con un certo risparmio da parte del costruttore (un solaio in meno, una scala in meno, meno calcoli di staticità...).

Per far quadrare i conti bisognerebbe che l'edificio, ricollocato in area comunale, avesse un valore superiore a quello iniziale: valore che, tradotto in cubatura, significherebbe spazio in più per le associazioni. Io non me ne intendo di terreni, ma quanto possono valere 200 mq di terra (intesa come la base di un edificio di 790 mc sviluppato su due piani, compreso un minimo di area esterna e di via di accesso) anche solo ipotizzando che il privato su quell'area ci ricavi una decina di parcheggi, o un'area di manovra, o del verde o qualsiasi altra cosa che aumenti il valore del proprio immobile? Se qualcuno lo sa, lasci pure un commento alla fine.

Il secondo conto che non torna è il seguente. Quanto alle caratteristiche architettoniche e distributive dell'edificio ad uso pubblico, la citata delibera n. 125 del 2008 spiega che «l'intervento dovrà essere progettato come ampliamento dell'esistente palazzina attualmente adibita a sede AVIS». È più preciso a riguardo l'articolo pubblicato su Gente Veneta da Beatrice Giai Gischia : «L’Amministrazione comunale ha deciso di utilizzare la stessa cubatura per ampliare la vecchia sede Avis, situata in piazza Donatori, nei pressi degli istituti scolastici. Qui sarà ricavato uno spazio per i donatori Avis con due ambulatori di circa 12 mq, una sala prelievi di 19 mq e una sala d’attesa di 12 mq, così da risolvere definitivamente i problemi logistici relativi alle donazioni di sangue. Nel contempo, accanto alla sede Avis, sorgerà un altro edificio ad un piano nel quale saranno ricavate due sale riunioni di 38 mq, due uffici di 12 mq e altri due di circa 15 mq con i relativi servizi igienici.»

Cosa significa questo? Che spostando i 790 mc (che tra l'altro, come abbiamo visto, dovrebbero essere di più, a mo' di rimborso del terreno liberato nell'area ex ENEL) nei pressi della sede dell'AVIS, questa se ne è automaticamente accaparrati un quarto per il proprio ampliamento. Ora, non voglio discutere se è giusto o no dare ulteriori spazi all'AVIS dopo pochi anni dalla riconversione (questa sì totalmente ed opera dell'amministrazione, per un totale di circa 32.000 euro) degli spogliatoi ALCAMI in nuova sede AVIS (delib. di giunta n. 96 del 17/07/05), quello di cui sono assolutamente certo è che in quei 790 mc (più o meno 240 mq) previsti in origine nell'area ex ENEL, diverse associazioni avrebbero potuto trovare collocazione, non però l'AVIS (che ha bisogno di un ambulatorio, e per di più contiguo alla sede attuale). Immagino quindi che un progetto, o quanto meno l'idea, di un ampliamento dell'attuale sede AVIS esistesse a prescindere. Perché allora andare a sottrarre spazio in questo modo alle «molte associazioni [che] stanno soffrendo per la mancanza di spazi adeguati», assessore Bianchini?

A conti fatti, le associazioni (quanto meno, visti gli intenti, Diapason&Naima, Oltreiconfini, Auser) avranno 150 mq divisi in 6 stanze + servizi, l'AVIS (da sola) 130 mq (80 già esistenti + 50 dell'ampliamento) divisi in 6 stanze + servizi + disimpegni.



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A conti ri-fatti, le associazioni dovrebbero avere almeno 250 mq, che se progettati seguendo le esigenze e le indicazioni delle stesse associazioni che prevalentemente andranno ad utilizzarle, darebbero luogo a un centro culturale, di formazione e aggregazione di tutto rispetto e non a un campo di battaglia su cui lasciare che le associazioni si scontrino per accaparrarsi una stanza in più. E dirò di più: io valuterei pure l'idea di inglobare nel progetto quella lastra di asfalto impropriamente chiamata "campo da pallavolo", attualmente all'interno del recinto della scuola: uno spazio a mio avviso più pericoloso che non utile per i bambini delle elementari, sopra il quale si potrebbe ricavare col tempo un piccolo auditorium utile sia alle scuole (per le recite, le letture animate, gli spettacoli teatrali) che alle associazioni.

Concludendo, e visto che tante volte ho sentito il Sindaco affermare che «le associazioni sono una risorsa per questo paese», spero si possa aprire un dibattito su questo tema, prima che sia troppo tardi, magari chiamando a raccolta le associazioni davvero coinvolte nel progetto, formalizzando accordi che impegnino da un lato l'amministrazione a realizzare le opere necessarie, dall'altro le associazioni a dare servizi e opportunità di intrattenimento ai cittadini.

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