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mercoledì 26 agosto 2009

Palazzetto: io ho firmato ma...


La questione "abbattimento palazzetto" sta scaldando gli animi in questa di per sé già calda estate altinate. Ne parla molto la gente, a seguito della Petizione per il mantenimento nel patrimonio pubblico del Palazzetto dello Sport di Quarto d’Altino, dell’area verde adiacente e della struttura sportiva polivalente di via A. Moro promossa nelle scorse settimane, e ne parlano molto i giornali (anzi, quasi solo La Nuova Venezia con un articolo del 30/7/09, uno del 13/8/09 e uno del 14/8/09).

Diversamente, dell'ormai prossimo – e questo sì certo – abbattimento della sede dei corsi di musica ne parlo solo io in questo blog, un paio di giornaliste (tra cui la stessa autrice degli articoli della Nuova Venezia) e gli amministratori da loro intervistati.

Devo ammettere che questa cosa un po' mi "brucia", ma bisogna anche essere realisti: sarà per la differenza di dimensioni, sarà perché lo sport può più della musica (numericamente, ma non solo), sarà perché imbucata dov'è la sede dei corsi dà meno nell'occhio o perché al suo posto verrà fatto un parcheggio e non – come sembrerebbe – l'ennesima cinquantina di appartamenti: fatto sta che se ne parla poco.

Nonostante questo, io la petizione l'ho firmata. Non solo, l'ho fatta firmare a mia volta ad almeno una ventina di persone, premurandomi di spiegare bene di cosa si trattava, senza tagliar corto dicendo – come purtroppo qualcuno pare abbia fatto, rischiando di far perdere credibilità alla cosa - "vogliono buttar giù il palazzetto: se non sei d'accordo, firma qua".

Anche in questo caso (come per la questione "nuova sede associazioni in Piazza del Donatore") personalmente sono dell'idea che la questione "nuove strutture per lo sport" vada affrontata con realismo, valutando più soluzioni, anche quelle meno simpatiche, come la vendita e il cambio d'uso dell'area (a patto che venga fatta con buon senso), ma prima di tutto sono convinto che tutto questo vada fatto assieme alla cittadinanza (tutta, e non solo a chi vive attorno alle aree interessate, e che per forza di cose vorrebbe che tutto restasse sempre com'è) e a chi quelle strutture le "vive" quotidianamente (da chi le usa a chi le gestisce).

Quello che infatti mi infastidisce della vicenda, e per cui ho firmato la petizione, è che come sempre si è dovuti arrivare a questo – a raccogliere 791 firme in pieno agosto – per convincere l'amministrazione ad aprire un dialogo. Dichiara infatti il vicesindaco Bianchini sulla Nuova Venezia del 13 agoto scorso (articolo «Non demolite il palazzetto»): «La petizione sarà oggetto di un consiglio comunale».

Qualcuno commenterebbe: "I sèra e porte co' i bò xe za scampai". Io direi piuttosto: "I ghe ga provà".

Ricordo che la stessa cosa, più o meno, è successa all'epoca dell'abbattimento delle vecchie scuole elementari, e più tardi con la costruzione del cosiddetto "Eco mostro" sul Sile (alias Quarto Borgo). Insomma: cambiano gli amministratori, ma il metodo è sempre lo stesso: "Fa' e tasi". E se qualcuno si lamenta vorrà dire che faremo un consiglio comunale in più, li lasceremo sfogare un po', tanto poi si sa: in democrazia la maggioranza vince.

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