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venerdì 30 luglio 2010

La goccia che fa traboccare... il sottopassaggio

Il sottopassaggio ferroviario allagato non è che uno dei tanti sintomi di una stazione che sta andando alla deriva...


La super pioggia di ieri (giovedì 29 luglio) ci ha fatto capire quanto poco lungimirante sia stato – sotto la pressione della metropolitana di superficie e dell'alta velocità, che hanno "imposto" la chiusura dei passaggi a livello del capoluogo e della frazione di Le Crete – mantenere unite le due parti del paese («de qua e deà dee sbare» si diceva una volta) con ben quattro sottopassaggi e nemmeno un cavalcavia.

Di questi quattro sottopassaggi, almeno due ieri pomeriggio sono andati sotto acqua: quello in centro, all'altezza del campo da calcio comunale, e quello della stazione dei treni.

Il primo è famoso per la facilità di allagamento, e uno si aspetterebbe che chi è preposto a gestire l'emergenza abbia già tutto predisposto in caso di necessità. Intendo, semplicemente, transenne e cartelli di deviazione chiari, da posizionare in almeno quattro punti del paese:

  1. all'altezza dell'ex uscita della tangenziale per deviare chi arriva da Casale, e deve andare verso Portegrandi, sulla nuova viabilità (via Pascoli, via Primo maggio, viale della Repubblica, nuovo sottopassaggio, viale della Resistenza);
  2. alla "bozza" di rotonda davanti alla chiesa per far tornare indietro fino all'ex uscita della tangenziale (e lì per via Pascoli etc.) chi dal centro del paese deve andare oltre la ferrovia, oppure indirizzandolo oltre il Sile, per Bagaggiolo e quindi Portegrandi;
  3. alla rotonda di viale della Resistenza, per deviare chi arriva da Marcon e vuole andare in centro a Quarto o verso Treviso sulla nuova viabilità (viale della Repubblica, nuovo sottopassaggio, etc.);
  4. al semaforo alla fine di viale Kennedy, per deviare chi arriva dalla zona residenziale di viale della Resistenza per andare in centro su via del Sole, e da lì tornare verso la rotonda di viale della Resistenza (e quindi viale della Repubblica, nuovo sottopassaggio, etc.).

Proprio in questo quarto punto, invece, ieri la polizia municipale deviava tutti quelli che arrivavano da viale Kennedy (anche chi aveva la freccia a sinistra!) su via Marconi: una strada in cui è pericolosissimo ogni tentativo di inversione del senso di marcia, a meno che non si aspetti di arrivare alla rotonda in centro a Portegrandi. Un po' troppo per uno che voleva semplicemente andare all'IlD...

Quanto al sottopassaggio pedonale della stazione, ieri sera alle 21.30 era ancora allagato, con la protezione civile impegnata a sgomberarlo dall'acqua. Nove e mezza: quattro ore dopo il nubifragio! Questo significa che tutti i pendolari che tra le 18 e le 20 sono rientrati da Venezia, Mestre e San Donà, o si sono inzuppati, o hanno dovuto attraversare i binari (cosa non facile e molto pericolosa dopo l'ammodernamento della stazione). Oggi poi, chiaramente, gli ascensori erano entrambi fuori uso, con buona pace dei diversamente abili di buona volontà, che cercando di vivere un'esistenza il più possibile autonoma, si trovano invece a non poter prendere nemmeno un mezzo pubblico.

Questa, assieme alle piastrelle del muro della rampa lato Crowne Plaza letteralmente strappate via dal vento della scorsa settimana (vedi articolo sulla Nuova del 20 luglio), è stata la goccia che ha fatto traboccare il mio personale... sottopassaggio.

Ho così deciso di pubblicare un po' di foto scattate negli ultimi tempi proprio in stazione, tra sottopassaggio, sala d'attesa e parcheggio. Non si tratta di soggetti che sono andato a cercare col lanternino: semplicemente, trovandomi tutti i giorni ad effettuare almeno un paio di passaggi a piedi o in bici per la stazione, me li sono trovati sotto gli occhi e li ho immortalati. Lo dimostra la qualità stessa delle foto, scattate non con una macchina fotografica ma col telefonino.

Il SUV parcheggiato sul posteggio per i diversamente abili senza avere il permesso per farlo (foto scattata proprio ieri sera); i furgoncini di Bartolini parcheggiati in retromarcia con il cassone e la scaletta sporgenti sopra il marciapiede, ad altezza testa (se non addirittura ad occludere la rampa di accesso al parcheggio per diversamente abili!); le biciclette scippate di ruote, sella e manubrio e scaraventate giù dal parcheggio sulla rampa di accesso al sottopassaggio; le emettitrici automatiche di biglietti sventrate e lasciate per giorni aperte, con cavi elettrici e pezzi taglienti alla portata di bambino.

Sono tutti esempi ascrivibili alla famosa Teoria della finestra rotta formulata nel 1982 dai criminologi James Q. Wilson e George Kelling, secondo la quale non punire piccole trasgressioni può generare fenomeni di emulazione che portano a spirali di vandalismo – se non di violenza – ancora più gravi. Se qualcuno infatti rompe una finestra di un edificio e questa non viene aggiustata subito, si diffonde in chi la vede l'idea che l'edificio sia abbandonato o lasciato senza cura, "invitando" presto altri teppisti a rompere le altre finestre e generando altri fenomeni di violenza contro la proprietà.

Non aspettiamo che qualcuno rompi con una pietra della massicciata una finestra della stazione per renderci conto dello stato pietoso in cui versa uno dei fiori all'occhiello del nostro paese (almeno stando alla "Teoria della prossimità dei mezzi di trasporto pubblico" applicata negli ultimi anni dagli operatori del settore immobiliare per giustificare l'aumento del costo degli immobili nel nostro paese...).

[Per ingrandire cliccare sull'immagine e scorrere le foto cliccando a destra o a sinistra della foto stessa]

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