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lunedì 22 febbraio 2010

NO, GRAZIE!

Sabato mattina (20 febbraio) davanti al municipio di Quarto d'Altino si è tenuta la manifestazione organizzata dai sette consiglieri di minoranza (Baldoni, Bozzetti, Mazzon, Moro, Squarcina, Simionato, Trevisan) e dai comitati nati nell'ultimo anno per contrastare alcune decisioni dell'amministrazione ritenute errate, tra cui la proposta di chiudere via Stazione e la decisione di inserire l'area del Palazzetto dello sport nella lista dei beni alienabili del comune.

Il volantino che richiamava la cittadinanza a partecipare alla manifestazione citava così:


L’indice di gradimento si misura ascoltando i cittadini, non obbligandoli a raccogliere firme per essere ascoltati!
Accade invece:
1277 contro la chiusura di Via Stazione
791 contro la vendita del Palazzetto dello Sport
137 contro il traffico di Via Pascoli
269 contro la porcilaia a Portegrandi del 2008
1100 contro la vendita dell’area del Palazzetto dello Sport, contro il traffico di Via Pascoli, contro la chiusura di Via Stazione, contro la chiusura del ponte Quarto-Musestre
SINDACO, bocciato!

A volerle schematizzare e riassumere, le questioni portate dai comitati e dai consiglieri all'attenzione del sindaco (che ha preferito non farsi trovare in municipio) e della sua maggioranza fanno emergere la percezione, da parte di una buona fetta di cittadinanza, di due criticità: la VIABILITÀ (chiusura via Stazione, chiusura ponte sul Sile, traffico via Pascoli) e gli SPAZI PER LA SOCIALITÀ E L'AGGREGAZIONE GIOVANILE (vendita area Palazzetto).

Le stesse due criticità (viabilità e spazi per l'aggregazione) erano emerse come priorità assolute nel Citizen satisfaction 2009, un sondaggio effettuato su un campione di 400 cittadini altinati e presentato nel sito del Comune in questo modo:

In conformità alla Direttiva del Ministro della Funzione Pubblica sulla rilevazione della qualità percepita dai cittadini, è stata realizzata una ricerca presso i cittadini del Comune di Quarto d’Altino, volta ad analizzare nello specifico i seguenti punti:
  • verifica dei problemi nel Comune che dovrebbero essere affrontati al più presto;
  • percezione della qualità della vita all’interno del Comune;
  • verifica della soddisfazione per i principali servizi comunali.
OBIETTIVI
L’Amministrazione Comunale ha voluto questa indagine per:
  • dare voce ai cittadini, ascoltando le loro esigenze e valutando i loro giudizi;
  • sviluppare e migliorare le modalità di dialogo con la cittadinanza;
  • intraprendere azioni di miglioramento permanenti;
  • promuovere forme di cittadinanza attiva.

Il documento è stato reso pubblico solamente sul web (nessun cenno sintetico ai risultati nemmeno su Quarto d'Altino Informa di dicembre 2009) e, come dicevo, al capitolo Analisi delle priorità troviamo in pole position:

  1. Traffico, viabilità, parcheggi – 19,0 %
  2. Giovani (spazi ed occasioni di aggregazione) – 16,2 %
  3. Cultura, formazione, iniziative culturali – 14,9 % (cioè socialità e occasioni di aggregazione)
  4. Anziani (spazi ed occasioni di aggregazione, sostegno, assistenza) – 12 %

Il fatto che il 68,1 % degli intervistati giudichi il comune dotato di servizi efficienti, il 100 % lo giudichi pulito, il 97,5 % sicuro, il 79,4 % vivibile e solo il 21,8 % rumoroso non è un buon motivo per nascondere la testa sotto la sabbia.

Lasciando per un attimo da parte il tema della viabilità, vorrei soffermarmi sul modo "originale" in cui certe persone intendono e hanno inteso anche in passato gli spazi per l'aggregazione e la socialità, ricordando un episodio che risale al primo mandato del sindaco Loredano Marcassa.


All'epoca (sarà stato il 2002, non ricordo con esattezza) buona parte della popolazione era insorta contro la costruzione, sul terreno di proprietà del comune tra il municipio e il Sile dove sorgeva l'ex consorzio agragrio, del cosiddetto "eco mostro", altrimenti noto come "Quarto Borgo".

Fu organizzato dall'amministrazione un incontro pubblico presso le scuole medie per illustrare l'ambizioso progetto non solo nei suoi aspetti urbanistico-architettonici, ma anche – o soprattutto – nei suoi risvolti sociali.

Foto tratta dal sito www.caprioglio.com.
Clicca sulla foto per ingrandire.

Il compito venne affidato direttamente al progettista del complesso, l'architetto Giovanni Caprioglio, il quale spiegò che una volta ultimati i lavori Quarto d'Altino avrebbe finalmente avuto

  1. la sua piazza sul Sile;
  2. dei nuovi spazi di aggregazione e socializzazione, riferendosi al dedalo di portici sui quali si sarebbero affacciate numerose nuove attività commerciali.

Al che sono intervenuto facendo notare all'architetto mestrino che

  1. Quarto non aveva certo bisogno di una piazza sul Sile, perché Quarto non è Casale sul Sile (o Casier, o Fiera di Treviso, o le piccole Cendon e Sant'Elena di Silea), storicamente rivolte verso il Sile;
  2. la vera aggregazione, la vera socializzazione non nasce davanti alle vetrine dei negozi ma attorno a idee, passioni, valori comuni, e sostenere certe idee (le sue idee) significava non aver la benché minima considerazione del lavoro che giorno dopo giorno fanno associazioni, parrocchie, gruppi informali, etc.

Né l'architetto né il sindaco Marcassa o il vicesindaco Mazzon raccolsero il mio spunto di dialogo. Caprioglio si limitò a inalberarsi perché, riferendomi al serpentone di portici indicato in verde nella planimetria del progetto proiettata su megaschermo, avevo usato il termine "miglio verde" (non era da molto che era uscito il film con Tom Hanks...).

A distanza di quasi 8 anni da quella sera, mi piacerebbe che l'architetto Caprioglio provasse a fare un giro per "Quarto Borgo", magari assieme e chi all'epoca credeva – o fingeva di credere – in quello che diceva. E mi piacerebbe che poi mi raccontasse quante e quali esperienze di aggregazione e socializzazione sarà riuscito a sperimenterete.

Insomma, passa il tempo ma le cose non accennano a cambiare. Se non è una PIAZZA (attorno alla quale chiaramente si affacciano miriadi di appartamenti, molti dei quali destinati a restare vuoti) è una CITTADELLA (dello sport, della cultura... ma su questo tema prometto di tornare quanto prima): comunque opere grandiose, spesso troppo ambiziose e fallimentari, o mai portate del tutto a termine.

Il paese ha invece bisogno di progetti fatti con "buon senso" e misura, migliorando e ripensando quello che c'è invece di aggiungere, aggiungere, aggiungere. Anche perché per far le cose in grande ci vogliono molti soldi, e fino ad ora l'unico modo in cui ci hanno detto che si possono trovare, questi soldi, è equivalso alla svendita del nostro territorio: alienazione di terreni, cambi di destinazione, concessioni edilizie.

Ma il territorio non è infinito – e a quanto pare nemmeno la pazienza di chi ci vive.

Quindi... NO, GRAZIE!

1 commento:

  1. Caro Mirko,
    ti ringrazio per la puntualità con cui offri spunti di riflessione sul territorio in cui cerchiamo di sopravvivere ma che, piano piano, sembra possa sgretolarsi sotto i piedi grazie a lungimiranze e visionari oracoli delle nostre passate e presenti amministrazioni.
    Non posso più sottrarmi all'impulso di dire la mia, più a livello sentimentale che pragmatico, che spesso sfocia nell'utopistico però anch'io come tutti, sopravvivo anche grazie ai sogni, quando questi diventano un obiettivo.
    L'obiettivo è quello di poter lasciare ai miei figli un'eredità umana e civile su cui, a loro volta, possano basare la loro vita e quella dei loro figli.
    Non credo di chiedere troppo.
    O forse sì, a giudicare dall'atteggiamento di questa, come delle altre amministrazioni che sta spacciando per decisioni lungimiranti, deliri di opulenza urbanistica applicata ad un territorio che meriterebbe essere trattato ben diversamente.
    E' come se volessero piantare platani nel roseto di casa!
    Questo non lo possiamo accettare, come non possiamo accettare che il dissenso ormai disseminato ovunque venga tacciato di qualunquismo, oppure, peggio ancora, etichettato come "ostruzionismo a oltranza" delle sinistre, discorsi che solitamente si fanno quando non si ha coraggio di guardare in faccia le persone che ti vivono a fianco e capire che a costoro di destre, sinistre o di mezzo non gliene frega proprio niente! Gli interessa solo vivere dignitosamente nel territorio in cui (come nel mio caso, ma anche nel caso del signor sindaco, ad esempio...) è nato, in ci vive e in cui probabilmente troverà la sua porzione di terra al camposanto.
    Col tuo "post" (si chiama così?) hai fatto tuo il MIO STESSO PENSIERO e non ho difficoltà a pensare che sia quello di molte, moltissime persone di Quarto.
    Ma tanto tu, come ogni voce contraria, sei solo il solito qualunquista, utopista, comunista, ostruzionista che "osa" opporsi a un futuro già scritto, anzi PROGETTATO dai famigerati architetti che citi, grandi riempitori di spazi ma grandi svuotatori di sogni.
    Mi pare sia giunto il momento di ricoltivare questi sogni e farne il nostro prossimo obiettivo, che deve passare attraverso la promozione di una rinnovata sensibilità nei confronti del territorio ma soprattutto di chi ci vive e di chi potrebbe viverci. E vivere un territorio non significa solo ABITARCI. Significa goderlo, lavorarci, passarci il tempo libero nella consapevolezza di essere parte di una COMUNITA' (guarda caso, ha la stessa radice etimologica di COMUNE: che se ne siano accorti lì dentro?)
    Perdonami la retorica. Ciao, a presto e... continua così.
    Daniele "Lele" Bonesso
    Padredifamiglia, artigiano, qualunquista, utopista, ostruzionista (comunista no, però!)

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