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martedì 9 marzo 2010

Primo: comunicare

Ieri pomeriggio (8 marzo), presso il Museo di Altino, si è tenuto un incontro sul tema "Le donne e l'arte".

Nonostante ormai da cinque anni Museo e Amministrazione comunale abbiano scelto di festeggiare questa giornata con un evento dedicato alle donne, solo quest'anno ho avuto modo di parteciparvi, ma non nelle vesti di semplice spettatore bensì di fonico: un ruolo che non mi si addice quasi per niente (di solito lascio fare a chi ne sa più di me di alti-medi-bassi & C.) ma che spero di aver svolto in maniera quanto meno accettabile.

Le donne-artiste invitate erano Annamaria Camuffo (poetessa e pittrice), Monica Tavarner (cantante e scrittrice) e Leda Guerra (scultrice).
Le prime due le conoscevo già molto bene: con Annamaria eravamo "colleghi" – attorno al 1999-2000 – nel comitato di gestione della biblioteca di Quarto; poi, nel 2007, si è rivolta a me e all'amico-collega Enrico Lucchese per la composizione delle musiche e la produzione del suo primo audiolibro di poesie (Non poesie, ma una parte di me – 2007), presentato per la prima volta in pubblico ieri pomeriggio con la lettura musicata di alcuni testi (di seguito un estratto).



Quanto a Monica Tavarner, oltre a essere stata insegnante di canto presso i corsi della Diapason&Naima, recentemente si è rivolta a me per l'auto-pubblicazione del suo primo libro, La bambina di carta, del quale ieri ha proposto la lettura del primo capitolo e una delle canzoni da lei stessa scritte e musicate, contenute nel cd allegato al volume.



Non conoscevo invece proprio per nulla – ma son stato molto contento di conoscerla – Leda Guerra. Definirla una scultrice non è propriamente corretto, visto che le sue opere si presentano più come dei quadri in rilievo che non delle statue. Giustamente lei le definisce "bassorilievi morbidi": bassorilievi perché in effetti ricordano il bassorilievo classico (una lastra di pietra scolpita solo frontalmente), morbidi perché non sono fatti di materiale rigido, come la pietra, ma di stoffa.


Minosse (110x150cm, 2009, velo di poliestere cangiante)


Devo ammettere che, distratto dal pensiero dell'allestimento tecnico del "palco" (casse, mixer, microfono, computer, leggio etc.) appena entrato in museo non le avevo neanche notate, queste opere, mimetizzate com'erano (grazie anche ai colori chiari, tendenti al bianco) tra i reperti della sala principale – reperti ai quali si rifanno in modo sistematico, come ha spiegato l'autrice durante la sua auto-presentazione.

E devo dire che forse non mi sarei lasciato affascinare così tanto da queste dee, da questi giganti, da questi "miti" di stoffa se l'autrice non avesse posto l'attenzione sulla particolare tecnica sartoriale utilizzata per realizzarli: una tecnica che li rende estremamente resistenti e versatili. Infatti, in quanto "stoffa cucita", si possono toccare, ripiegare, lavare in lavatrice...

Significativo l'intervento di una signora del pubblico, che ricordando una mostra di Ledda Guerra a Este, ha sottolineato quanto le sue opere, proprio per la loro leggerezza, si animino in presenza di un cambio di luce o ancor più di uno spostamento d'aria.

Quella di ieri non era però la prima volta in cui le opere di Leda Guerra venivano esposte ad Altino. Infatti, dal 18 aprile al 28 settembre 2008 il museo aveva ospitato la mostra "Leda Guerra: Miti". Un evento importante, sia per la qualità della proposta artistica che per il fatto che il museo apriva per la seconda volta i propri spazi ad esperienze dell'arte contemporanea in dialogo con l'antichità (nel 2007 era toccato alla mostra "Mosaici contemporanei nei luoghi del mosaico antico").

Nonostante la mostra sia durata più di 5 mesi io non ho avuto modo di visitarla, ma non perché non mi interessasse: semplicemente non mi è arrivata notizia della cosa – o mi è arrivata troppo debole. All'epoca ero tornato a vivere a Quarto da poco ma facevo lunghe passeggiate in giro per il paese con mio figlio appena nato; inoltre ero spesso in zona municipio per via delle attività della Diapason&Naima. Eppure non ho ricordi di locandine, manifesti, volantini relativi a questa mostra.

Fossi uno che se ne frega di quello che il paese propone, la colpa sarebbe mia. Il fatto è che sono tutt'altra persona e sono sempre stato molto attento a quello che succede in zona, specie in ambito culturale (poi non è detto che tutto mi piaccia o che possa partecipare a tutto, ma quanto meno cerco di tenermi informato).

Dove sta allora il problema? Nel fatto che quando si organizza un evento – di qualsiasi tipo – per avere il giusto seguito bisogna puntare, oltre che sulla qualità della proposta, sulla qualità e quantità della comunicazione. Un evento va organizzato bene ma promosso, "comunicato" ancora meglio. Altrimenti le idee, le energie, i soldi investiti sono buttati al vento. E poi ci si lamenta che il paese non partecipa, o ci si accontenta delle poche decine di partecipanti racimolati con il passa parola...

Bisogna mettersi in testa che la pubblicità non è solo l'anima del commercio: ormai è l'anima della partecipazione. I modi per far pubblicità a costo zero – o quasi – sono moltissimi: dai tradizionali manifesto & volantino (stampare costa sempre meno...) ai social network (Facebook in primis), dalle e-mail agli sms cumulativi etc. E se poi si vuole spendere qualcosa in più e arrivare oltre i confini del paese ci sono sempre i giornali (meglio quelli gratuiti, che sono letti e visti da più persone), o le reti televisive locali.

Non è possibile continuare ad affidarsi a un annuncio sul sito del Comune, a un paio di locandine in A4 stampate in casa – e appese una in biblioteca, una nella bacheca del municipio, una davanti alla chiesa – o a un centinaio di pieghevoli fatti in Word e mollati in bar, perché non tutti frequentano periodicamente la biblioteca o il municipio o il bar, non tutti passano a piedi per il centro, non tutti visitano il sito del comune. La gente bisogna andarsela a pescare casa per casa – non solo quando si è sotto le elezioni... – e bisogna farlo coi tempi giusti, altrimenti succede come quest'estate con la rassegna "R...estate nei parchi" e quest'inverno con gli eventi natalizi: cioè che le informazioni arrivano nelle cassette della posta dei cittadini (sì, mi riferisco al periodico di informazione dell'Amministrazione, a "costo zero" ma puntualmente... in ritardo) quando metà degli appuntamenti sono già passati.

P.S. A proposito di comunicazione "per tempo", il 15 maggio 2010 iniziano ufficialmente le celebrazioni per il 50° compleanno del Museo di Altino, con una mostra e una serie di installazioni/performance legate all'arte del vetro. Appena so qualcosa in più vi faccio sapere.

3 commenti:

  1. Silvia Conte10/03/10, 09:28

    Anch'io c'ero ad Altino lunedì e davvero è stato molto molto bello!
    E condivido l'importanza della comunicazione!!! Penso sia un'attenzione che abbiamo noi 'under 40' anche se vedo che un po' alla volta le cose stanno cambiando in positivo anche in altre fasce, e degli sforzi sono fatti in questo senso. Penso però che l'aspetto dei costi non sia di poco conto, soprattutto di questi tempi...

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  2. Enrico Lucchese10/03/10, 10:08

    Concordo sulla qualità della comunicazione, sulla quantità ci andrei più cauto... ovvero la soluzione non è quella di attaccare 200 manifesti tutti uguali in ogni angolo del paese addirittura sugli alberi in piazza con giri e giri di scotch schifosi... piuttosto 30 locandine nei posti strategici di Quarto (non i tronchi, please!) e 10 locandine a Casale, 10 a Marcon, 10 a Roncade ecc... ma ve l'ho già detto tante volte.
    un abbraccio stretto stretto scotch.

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  3. L'aspetto dei costi secondo me si potrebbe risolvere ridistribuendo le risorse: magari tre eventi invece di quattro, ma di cui tutti conoscono l'esistenza. Oppure, garantendo ad uno sponsor (ne basta uno, a cui si dà l'esclusiva) la giusta visibilità (sia per quantità che per qualità). E poi, ripeto: "sfruttare" la tecnologia , visto che c'è...

    Quanto alla quantità, concordo – anche se a volte, lo ammetto, ho peccato... Ma quello delle affissioni è un settore che andrebbe "riformato" (come si usa dire a Roma), altrimenti si dà l'idea che ognuno può fare quello che vuole, specie a chi non opera sul territorio ma qui viene a farsi pubblicità, senza pagare ciò che alla comunità spetterebbe per legge...

    un giro fraterno di scoth a tutti ;-)

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